Domenica 27 Maggio 2018 – ore 10:30

 

Accademia Mousikè – Martina Franca (TA)

Per info e prenotazioni: 080.48054723402783119

 

La MasterClass è aperta a tutti, amatori, professionisti, musicofili.

POSTI LIMITATI!

 

bobby watson mousike martina franca
 

  • La musica d’insieme nel linguaggio moderno e nel jazz
  • Come organizzare un gruppo musicale
  • Metodologie di studio

 

Bobby Watson, emerso dai Jazz Messengers di Art Blakey, ha sviluppato sul sax alto uno degli stili più personali dagli anni Ottanta ad oggi.
Nato nel 1953 a Lawrence (Kansas) ma cresciuto a Kansas City, Watson ha ampiamente assorbito l’influsso della grande scuola jazzistica di quella città. Dopo aver frequentato l’università di Miami (dove ebbe come ‘colleghi di studio’ Pat Metheny e Jaco Pastorius) il sassofonista si trasferisce a New York.

È il 1975 e poco dopo, nel 1977, inizia a mettersi in luce all’interno dei Jazz Messengers di Art Blakey, addirittura nel ruolo di direttore musicale. Il gruppo di Blakey è stata la più efficiente fucina di giovani talenti del jazz moderno, e infatti quando Watson esce dalla band, nel 1982, non gli mancano certo le proposte di collaborazioni d’alto livello: Max Roach, Louis Hayes, George Coleman, Branford Marsalis, Sam Rivers, Wynton Marsalis.

Le prime importanti occasioni di presentarsi come leader su disco gli giungono però dall’Italia: nel 1985 la milanese Red Records gli produce due album in studio che ancora oggi rimangono tra i suoi migliori esiti discografici, Appointment in Milano e Round Trip. E dopo la Red (che continua a registrarlo anche in seguito) si fanno sotto le major: Blue Note e Sony/Columbia.

Negli ultimi anni Watson si è concentrato soprattutto sul suo quintetto Horizon e sugli organici orchestrali di grandi dimensioni, mentre molta parte della sua attività si è focalizzata nel settore educativo, grazie al prestigioso incarico che gli è stato affidato dall’Università del Missouri di Kansas City, dove è stato nominato direttore del dipartimento di jazz.

In tempi recenti lo si è visto di rado in Italia: ritrovarlo e ascoltarlo a capo del quartetto col quale ha recentemente inciso Made in America per l’etichetta discografica dello Smalls di New York sarà certamente un’esperienza rinvigorente.